l'avventura inizia alle 7 di mattina. Sveglia,poi,visto che sono in anticipo,aspetto fino alle 7:30 dormicchiando a letto. Colazione, come tutti i giorni con due croissant, poi pappa per gli animali, Brick e Ninetta, che attendono ansiosi, poi via. Prima di partire per il viaggio vero e proprio, ho un paio di commissioni da sistemare: leo mi deve dare i bolli per la svizzera e per l'austria, e poi devo fare gasolio e controllare le gomme. Vado come prima cosa a prendere i bolli da Leo, che mi aspetta alla motorizzazione. Il tempo di prendere i bolli,di scabiare 4 chiacchere, di incollarli al parabrezza, e posso passare alla fase successiva. Vado dal benzinaio di fiducia e mi misuro la pressione delle gommme, per sicurezza, visto che devo affrontare un lungo viaggio; le gomme sono gia' a 2.5 bar, quindi anche qualcosa in piu' rispetto ai 2.4 dichiarati dalla casa. Controllate tutte e 4 le gomme, che risultano essere perfette, rifornisco la Carnival e proprio in quel momento finisce il gasolio nella cisterna del disributore, cosi' sono costretto a mettere anche un po' di litri di quello piu' costoso, che poi alla fine e' la stessa cosa. Finalmente posso partire, e' tutto pronto per il viaggio, Carnival piena, bolli appicicati, 4G di mp3 per farmi compagnia durante queste ore di viaggio. Parto da Novara quando ormai sono quasi le 10, perche' tra qualche chiacchera con Leo e qualcuna con il benzinaio, sempre molto cordiale, il tempo e' passato. Comunque non mi corre dietro nessuno, ho dedicato tutta la giornata al viaggio, proprio per evitare le corse. Il viaggio risulta tranquillo, solite code nei punti nevralgici, ma tutto bene... in Italia... in Svizzera un disastro, altro che efficienza Elvetica. Ci sono lavori in tantissimi punti, in parecchi l'autostrada diventa ad una corsia per tantissimi chilometri. E' veramente pesante, anche perche' ci sono i soliti limiti assurdi a 100 ma in parecchi punti anche a 80km/h per decine e decine di km. Risultato di tutto questo, accumulo quasi mezzora di ritardo, rispetto alla tabella di marcia, indicata dal navigatore. La Carnival da prova della sua potenza nelle salite per raggiungere il san bernardino, strade dove la mazda faceva veramente fatica a salire, specialmente negli anni in cui oramai era vecchia. La nuova compagna di avventure, sale decisa, senza esitazioni con il suo potente 2900cc da 185 cavalli, che in salita si sentono veramente. Finalmente arrivo in Germania, e qui, nei tratti senza limiti di velocita', posso dare fondo ai cavalli, toccando piu' volte i 200Km/h, in tutta sicurezza, visto che le strade lo consentono e c'e' un traffico molto fluido. Arrivo a Monaco verso le 16, e dopo un po' di code nel traffico cittadino, raggiungo facilmente l'Hotel Heisenreich, in Baumkirckner Strasse. Come sempre , trovo un posto nel comodissimo parcheggio interno, una delle cose che rendono questo Hotel conveniente, anche se la tariffa non e' proprio bassa; ma il fato di essere a 500m dal VCF, quindi poter andare comodamente a piedi, facendo una passeggiata, le colazioni mega, che sostituiscono un pasto, il parcheggio compreso nel prezzo, che si riesce sempre a sfruttare, senza contare la gentilezza del personale, la pulizia, le ottime camere. Prendo possesso della mia camera, luminosissima, pulita e decisamente ampia, per essere una singola; la signora dell'hotel ormai mi conosce, ridendo e scherzando, sono 10 anni che vengo qui a monaco al VCF, anzi, ormai 11, senza contare che ho usato l'Hotel Eisenreich anche come base durante un salvataggio ancora piu' lontano, a Weiden, lo scorso autunno. Mi do una rinfrescata, mi sdraio sul letto una ventina di minuti, per riposarmi un attimo e per riordinare le idee. Poi, dopo questa piccola sosta, esco e vado a prendere il metro, per dirigermi in centro, a Monaco. Arrivo in Karl Plats, do un'occhiata all'orario della libreria, e visto che c'e' tempo, mi avventuro nelle vie limitrofe, quelle comprese tra Karplats ed Hautbanhof, la stazione centrale, che pullulano di hotel e di ristoranti. Individuo un interessante all you can eat, che pero' proverò in qualche altra occasione, e che sembra molto economico, rispetto agli altri. Quando ormai sono le 19, decido che conviene tirare i remi in barca, così vado a comprare un libro per Leo, sulle locomotive, nella famosa libreria in Karlplats, 3 piani di libreria,fornitissima; purtroppo non mi ricordo più esattamente i libri che ho regalato in passato a Leo, così sono costretto, nel dubbio, a prendere un paio di libretti piccoli, ma con foto interessanti, in particolare, uno , parla delle locomotive della ex Germania dell'est che non penso siano molto comuni. Dopo aver fatto anche questo acquisto, mi dirivo verso Marienplats, e mentre cammino per le vie centrali, noto un cartellone di pubblicità di un locale all you can eat; visto che si trova nella via a fianco, vado a vederlo, ma noto che è mezzo vuoto e che il prezzo è quasi di 20 euro per la cena, che non e' proprio poco. Proseguo, e mentre cammino continuano ad arrivarmi telefonate...sembra farlo apposta,non mi chiama mai nessuno, ed adesso che sono a spasso per il centro di monaco, è un continuo di telefonate. Mi chiama anche un appassionato di Vergiate, che ha molte macchine Olivetti da donare al museo. Proseguo nel mio cammino, e mentre avanzo, non posso fare a meno di notare che ovunque è un fiorire di bellissime ragazze, tutte vestite in modo decisamente conturbante, e che non posso fare a meno di radiografare ripetutamente; considerate anche altre cose, se dovessi scegliere una città estera dove vivere, quella sarebbe sicuramente Monaco. Ricordo di avere visto in una delle mie precedenti visite, un ristorante giapponese all you can eat, di quelli con il rullo.. Ci vado, e dopo aver indagato un attimo, entro, e mi accomodo ad un tavolino da 4, molto comodo, tutto per me, adiacente al rullo. Ordino una birra, e chiedo alla gentile cinesina, dall'eta' imprecisata, di portarmi una forchetta .... solo che non so come si dice forchetta ne' in tedesco ne' in inglese, così mi tocca mimare il gesto, che fortunatamente viene capito subito dalla signorina. Il cibo non e' eccezionale, ho mangiato di meglio in questi all you can eat, ma sicuramente si lascia mangiare;il susci e' molto industriale come qualità, ma il sapore è buono. Mentre sono seduto all'interno del locale, fuori arriva un temporale di quelli tipicamente estivi, con grandi lampi e fulmini, e scrosciate micidiali di acqua. Fortunatamente quando usciro', il temporale saraì ormai terminato, e rimarra' solo qualche gocciolina vagante, che non mi impedira' di raggiungere senza probelmi la stazione del metro sita in MarienPlatz. Faccio decisamente una bella mangiata, nonostante le varietà di cibo non siano enormi, ma ci sono un paio di tipi di sushi che sono veramente golosi. Dopo un po' di tempo, come gia' mi è capitato in questo genere di locali, la cinesina incomincia a puntarmi, perchè evidentemente si è accorta che non sono un cliente normale, ma un mangione travestito da tranquillo turista, e lei sa bene che questo per l'economia del locale è un danno. Mi fermo dopo aver mangiato la bellezza di 29 piattini, che debbo dire,rispetto allo standard tipico di questi locali con il rullo, risultano anche abbastanza generosi. Dopo aver terminato anche la terza birra, che a differenza delle precedenti che erano Helles, prendo Weiss, saldo il conto e mi avventuro fuori dal locale, pensando al peggio, alla lavata .. ed invece la pioggia è ormai cessata, e posso raggiungere la stazione del metro tranquillamente. Cambio a Sendlingen Tor, e prendo la linea U2, che mi portera' fino alla stazione di Johannesburg, sulla Kellerstrasse, proprio vicino all'hotel. Anche durante il mio ritorno in metro , vedo una quantità incredibile di belle ragazze, di tutte le età, di tutte le etnie, vestite dal classico al punk, ma tutte degne di nota. Arrivo in hotel, accolto da una simpatica ragazza, che ormai conosco, dalle precedenti visite; raggiungo la mia camera e metto un po' d'ordine; piazzo il notebook che mi sono portato dietro, senza non poche difficoltaà per collegarlo alle spine tesesche, ma fortunatamente mi sono portato dietro un adattatore shuko, che a dire il vero è rimasto in valigia da un viaggio precedente. Finalmente è arrivato il momento. Sveglia alle 8, ma ho tanto tempo a disposizione, il vcf inizia solo alle 10. Operazioni di toeletta quotidiana, un'occhiata al cielo, che purtroppo è abbastanza chiuso, poi giù a fare colazione. Purtroppo la saletta delle colazioni è sovraccaricata da una comitiva, che pianta un casino infernale, e sottopone la signora che serve, unica persona presente, ad un tour de force notevole, anche perche' ogni ospite può scegliere tra 8 colazioni diverse, ed ogni colazione è un vero e proprio pranzo, senza contare la base che è sempre presente, qualunque colazione si scelga, a base di marmellata, burro, miele, nutella. Così mi tocca aspettare dieci minuti d'orologio, prima che qualcuno possa prendere la mia ordinazione. Mi arriva in breve tempo il caffe', poi il pane, il succo d'arancia, ma la mia colazione arriva sbagliata, la signora, che evidentemente oltre a non capire niente di italiano, non capisce l'inglese,mi porta una colazione a base di frutta e yogurt, mentre io avevo ordinato quella a base di formaggio e salumi; poco male, mi mangio questa, non voglio assolutamente farla rifare, tanto più che è buonissima anche questa. Dopo essermi scofanato un paio di panini con burro e marmellata, di cui una all'arancia ed un'altra fatta da loro, alla fragola, passo alla ciotola di yogurt, fatto in casa, con abbondante frutta fresca. Finisco con un Brezel , un pane salato tipico della zona, annodato a forma di collana. Debbo dire che è la prima volta in 10 anni che la colazione ha qualche pecca, ma resta comunque di altissima qualità, non eguagliata da nessun altro hotel che io abbia frequentanto in questi anni. Dopo aver fatto colazione, visto che ho ancora una mezzora buona a disposizione, anzi, direi di più, salgo in camera, mi lavo i denti e scrivo un po' del diario di viaggio di questo evento. Esco dall'hotel, e visto che sono in perfetto orario, posso permettermi di prendere come una passeggiata il pezzo di strada che separa l'hotel dal VCF, e di scattare qualche foto, durante il cammino. Passo davanti al solito albero stile cuccagna, che è un simbolo di monaco, ma non ho mai capito bene cosa rappresenta, ed anche i tedeschi interpellati, sono stati sempre piuttosto vaghi, circa l'origine di questo albero. Più avanti incontro una specie di festa della birra, che a differenza delle nostre,è organizzata con un ordine attorno incredibile, tutt'altro che accampata. Dopo aver superato il solito ristorante italiano, provato un paio di volte, che cucina piatti apparentemente gustosi, ma che ti accompagnano fino alla mattina dopo, passo qualche negozio, per poi arrivare davanti al cimitero che vediamo tutte le volte, anche se non abbiamo ancora capito bene a che religione appartiene, si direbbe simile a quella cristiana, visto che usa la croce come simbolo. Arrivo finalmente alla sede dell'OST,un'associazione sportiva, nella palestra della quale si svolge fin dalla prima edizione il VCF. Entro, e mi capita, mai successo prima , di dover fare la coda alla cassa, segno che qualche visitatore c'è; dopo una breve attesa, accedo anche io alla cassa, dove mi attende la moglie di Hans, nel suo ruolo fisso di cassiera ed ufficio informazioni del vcf. Faccio il biglietto per due giorni, e visto che stanno ancora allestendo gli stand, per non disturbare, visito il mercatino, che è appena all'ingresso, ed è già praticamente pronto. Ci sono oggetti molto interessanti,alcune macchine decisamente rare, di quelle che ormai si trovano solo con la carta di credito, ma i prezzi, purtroppo, non sono per appassionati ne' tantomeno per collezionisti, che già sarebbe negativo... sono per polli, visto che solo un pollo potrebbe comprare a centinaia di euro macchine che si possono ricevere comodamente stando seduti a casa, come piace ai collezionisti, con prezzi molto inferiori, semplicemente digitando il numerino sopra la Visa. Poco dopo incontro il mitico Hans Franke, che mi saluta, scambia qualche parola con me, ma poi si scusa perchè deve badare all'organizzazione della manifestazione, che praticamente pesa quasi tutta su di lui. Dopo aver fatto un giro per i tavoli degli espositori, molto alla veloce, decido di partecipare alla prima conferenza, perchè mi pare molto interessante, sull'HP 9810, una macchina molto particolare. Purtroppo la conferenza si svolge in tedesco, ma debbo dire che ormai qualcosa di tedesco tecnico comincio a capirla, poi grazie alle slides proiettate, la cosa è molto più facile. La conferenza inizia con un quarto d'ora di ritardo, dieci minuti perche' l'organizzazione del vcf questa mattina viagga un po' a rilento, 5 minuti d'orologio per spiegare nei minimi dettagli il motivo per cui si è ritardato, con dettagli tecnici sui problemi di compatibilità avuti con il proiettore video, che ovviamente tutti attendevamo di sapere, e mai avremmo potuto sopportare l'affronto di iniziare la conferenza, in ritardo, senza conoscere il perchè con tutti i dettagli tecnici :) L'argomento di per se' stesso già è interessante, ma Thomas lo espone in modo impeccabile, partendo dalla storia della macchina, passando poi alle caratteristiche, per arrivare quindi agli schemi elettrici, spiegati dettagliatamente, al microcodice ed al linguaggio assembly utilizzato, per terminare con una spiegazione di come risolvere i guasti più comuni, con una casistica di essi e loro diagnostica e soluzione. Terminata la conferenza, posso dedicarmi con calma alla manifestazione, girando per i tavoli e soffermandomi a parlare con molti espositori, anche per intere mezzore, discutendo di aspetti tecnici anche profondi, circa le macchine da loro esposte; noto come sempre, una preparazione che purtroppo in italia difficilmente mi è capitato di incontrare. Tra i vari stand, trovo molto interessante quello di Mathias, che espone macchine NCR Decision Mate, e ne cura la loro riparazione, e Dick , che ha molte macchine Robotron, della ex germania dell'est, praticamente introvabili nel resto dell'Europa. Con loro passo molto tempo, conversando piacevolmente in inglese, ed apprendendo moltissime informazioni. Lo stand di Dick è a mio giudizio uno dei migliori, perchè espone macchine molto particolari, non i banali commodore 64, e presentate veramente in modo professionale, perfettamente funzionanti, complete di tutta la documentazione, e visto che il tema di questa edizione del VCF è la comunicazione, sono state attrezzate con modem, connessione con doppino telefonico e software di comunicazione, ovviamente in ambiente CP/M; su queste macchine è inoltre presente un'interfaccia ethernet, che è stata sviluppata abbastanza di recente dall'attivissima comunità di utenti di queste macchine. Parlando con Dick, emergono cose interessantissime, e che fanno riflettere: essendo stati isolati totalmente dal resto del mondo, i progettisti di computers della ex germania dell'est, hanno sviluppato caratteristiche che nel resto del mondo arrivarono solo dopo, tanto per citarne alcune, lo standby per i computers, il wake on lan ed un tipo di modem che andava già a 2400 baud quando qui in italia, ma anche negli states, si viaggiava ancora a 1200. Come abbiamo detto in un incontro all'università di padova, ormai due anni fa, la diversità è una delle cose che spinge maggiormente a creare cose nuove, nel mondo dei computers, invece la corsa all'emulazione del concorrente, causa solo appiattimento. Lo stand di Mathias invece è dedicato ad una sola macchina, il Decision mate della NCR, una macchina veramente poco diffusa, che in questo caso è presentata in tutte le sue versioni, sia a colori, che monocramatica, con floppy disk oppure con hard disk, e ne vengono anche esposte un paio aperte, che il nostro amico sta cercando di riparare. Oltre alle macchine, spicca tutta la documentazione completa, persino il manuale di servizio con gli schemi elettrici, utilissimo in questi casi. Una vera chicca è costituita da un paio di moduli diagnostici, che, inseriti direttamente sul bus del computer, permettono di verificare il funzionamento di tutti i segnali e di identificare eventuali punti in cui la macchina possa bloccarsi. In tarda mattinata, Hans mi accompagna un altro italiano, Alberto Cavalcoli, con due amici compaesani, che forse non è molto felice dell'idea di Hans, visto che praticamente mi da retta il meno possibile ed alla prima occasione si defila, senza nemmeno salutare...ma sono abituato a questi comportamenti, da parte di un certo tipo di persone, per questo mi trovo bene con gli Amici tedeschi. Un altro bel giro al mercatino, con innumerevoli occhiate a cose che non potro' mai comprare, non tanto per la cifra, che potrei anche decidere di spendere, quanto perchè sarebbe eticamente sbagliato, visto che sarebbero soldi tolti al Museo, verso il quale devo devolvere ogni mia disponibilità, essendo un progetto che vale veramente la pena di portare avanti, e che si differenzia completamente dagli altri tentativi messi in essere, più o meno disordinatamente, da altri enti o persone. Durante la mia visita, consumo un paio di birre Helles, decisamente ottime, un tipo di birra che in italia non si trova nemmeno, dolce, pastosa, per niente alcolica e gasata; il costo è di 2.70 euro, decisamente conveniente, considerando che si tratta di una caraffona da mezzo litro. Purtroppo, nonostante mi sia portato 4 set di batterie, non riesco a fare tutte le foto che vorrei, perchè uno dopo l'altro mi lasciano tutti; devo risolvere questo problema, capendo se sono tutte le batterie che ho pessime, se non va il caricatore, oppure se è proprio il caso di cambiare macchina fotografica. Dopo aver ancora girovagato e chiaccherato con gli espositori, verso le 17 passate lascio il VCF, per recarmi a riposare un'oretta, prima di pensare alla cena; so che Hans mi inveterebbe a cena, come ha sempre fatto tutti gli anni, ma mi sento troppo aprofittatore, poi essendo da solo, non avrei molto modo di condividere il loro divertimento, e finirei per essere un peso, quindi penso di avventurarmi di nuovo per il centro di monaco. Prendo il metro, come al solito alla stazione di Johsesburg, ed arrivo ad hauptbanhof, che è la stazione centrale, con l'intenzione di farmi una passeggiata , da li' per tutto il centro, passando da Karplats; ma non appena esco in superficie, mi rendo conto che piove: non che il tempo fosse dei migliori, ma in periferia almeno era solo cupo, non pioveva. Decido così di sfruttare al massimo la metro, visto che poi ho anche il biglietto giornaliero, che mi permette di fare qualunque percorso: prendo così una delle sei linee S, che sono quelle di superficie, ma che in centro passano sottoterra, per recarmi dalla stazione centrale fino a Marienplats, che è la stazione più vicina al ristorante Paulaner , dove voglio cenare. Arrivato a Marienplats, fortunatamente piovvigina appena appena, ma sopportabilissima, così assisto ad un po' del concerto del primo maggio, se posso permettermi, di uno squallore incredibile, infatti si esibiscono gruppi che non sono nemmeno capaci di cantare; prima un gruppo folkloristico, che non so per quale motivo , esegue una versione rimaneggiata di "bella ciao", che trova stranamente il consenso dei presenti, poi un gruppo rock, composto solamente da batterista e chitarrista che fa anche da cantante, che suona alcuni brani di loro produzione e poi qualche cover. La qualità dell'esecuzione musicale, lascia un po' a desiderare, ma è sopportabile, ma la cosa oscena è la voce del cantante, di uno stonato incredibile, roba che nelle feste di paese italiane, generalmente sento sempre cantare meglio. Lascio per un po' il concerto ed aprofitto del fatto che il cortile del municipio è aperto, probabilmente in occasione della festa del primo maggio; all'interno il palazzo e' veramente bellissimo, in perfetto stile gotico, esattamente come dall'esterno. Nel municipio, precisamente al piano inferiore e seminterrato, si trova un grandissimo ristorante, cosa decisamente inusuale, almeno per le abitudine italiche; do un'occhiata al listino prezzi, che non sembrano nemmeno esagerati, ma vedo che è veramente molto pieno, e la gente che vedo passare mi pare un po' troppo fighetta per i miei gusti, così' decido di non lasciarmi tentare da questa occasione, ma di accordare la mia preferenza al già collaudato Paulaner, famoso perchè fuori dal ristorante c'è un cinghiale in bronzo. Dopo essere uscito dal municipio, resto ancora un po' ad ammirare il gruppo rockettaro che suona, ma poco dopo inizia a piovviginare, così penso che sia meglio andare al coperto, e visto che ormai sono le 20, mi dirigo verso il ristorante. Anche se ormai ho deciso di cenare al Paulaner, faccio un rapido giro nella zona , per vedere se c'è qualche locale di cui magari non mi ero accorto nelle mie precedenti visite, ma la pioggerella mi fa desistere rapidamente da questo mio giro alla scoperta di locali, così entro da Paulaner, che è strapieno, ma dopo un po' di gironzolare, un cameriere mi invita a provare a cercare un posto in fondo al locale, nell'ultima sala, dove trovo posto , ma che è strapiena di tifosi ultra' del Bayern di monaco, che probabilmente deve aver vinto qualche titolo oggi o al massimo ieri, visto che sono tutti in maglietta della squadra e continuano a gridare. Per tutta la cena, mi tocca sopportare i loro canti e le loro scenette che, cosa ridicola, sono praticamente identici a quelli degli ultra' italiani, solamente sono cantati in tedesco. Dopo un tempo lungo ma ragionevole, visto che il locale è strapieno, arriva il cameriere a prendere le ordinazioni: gli chiedo di portarmi un menu in italiano, visto che so che in questo locale è presente, e nel frattempo ordino una birra Helles, che tra quelle disponibili, è quella che preferisco, e della quale ne avevo già bevute due caraffe al vcf: in totale in questa giornata, ho bevuto due litri di birra, eppure non mi sento minimamente ubriaco; con due litri di birra italiana, a quest'ora sarei steso per terra a cantare il macaco di Rovigo, altro che i canti degli ultra' del Bayern. Inizio la mia cena con una zuppa di Brezel, un piatto che ho già preso in passato, e che in questo locale viene eseguito magistralmente: si tratta di una zuppa di brodo molto ricco di condimento, con pezzetti di manzo, di pane e di cipolla: il risultato è un qualcosa di veramente ottimo. Dopo questa introduzione, passo al piatto forte della serata, che sarà il gran rusticale, un tagliere strapieno di salumi, con formaggio, qualche verdura, burro e salsine. Si tratta di un piatto tipico, che praticamente nessuno prende da solo, ma solitamente si prende in due o tre persone; con questo piatto, riconquisto la stima dei tifosi ultra', che come italiano, mi guardavano già male: quando mi vedono scofanarmi tutto un tagliere strapieno di salumi pesantissimi, vogliono brindare con me e mi dicono che solo un vero tedesco è in grado di mangiare tutta quella roba ... non so se considerarlo un complimento :) Terminati i salumi, veramente gustosissimi, accompagnati con abbondante pane nero, un pane classico che in italia ormai non si usa più , prodotto con l'utilizzo di farina di segale, in aggiunta alla normale farina di grano, mi dedico al dolce, ed anche per questo scelgo un classico, lo strudel di mele, che mi viene servito in una porzione ultra abbondante e con crema alla vaniglia di contorno. Chiudo con un caffe', chiedo il conto, e me ne vado, anche perchè gli ultra' sono simpatici ma fanno un casino che rimbambisce. Mi dirigo rapidamente verso la stazione del metro di Marienplats, perchè è ricominciata una pioggerella fastidiosa, che anche se non impedisce di camminare tranquilli, bagna capelli ed occhiali quanto basta per consigliare di affrettarsi. In metropolitana mi avvicina un ultra' ubriaco, che mi chiede di dove sono, supponendomi spagnolo; quando gli dico che sono italiano, mi dice che non gli piacciono gli italiani, pero' in modo simpatico, scherzando, e poi se ne va con i suoi colleghi; probabilmente gli è restata sul gobbo una certa finale dei mondiali :) Come al solito nelle stazione del metro' è un pullulare di belle ragazze, veramente interessanti, ognuna vestita in un modo diverso, ognuna con una moda sua, una cosa che in italia non accade, dove tutti si uniformano alle mode. Qui capita di vedere la ragazza vestita come va in questo momento, con i pantacollant, ma anche di vederla con i pantaloni a zampa di elefante stile anni 80, oppure vestita in modo business, oppure ancora, un po' da sballona, ma sempre nella sobrietà che contraddistingue quasi tutte le donne tedesche. Ogni volta che utilizzo il metro', torno che mi sono ampiamente lustrato gli occhi con le bellezze teutoniche. Arrivo in tutta tranquillità alla stazione della metropolitana di Johsesburg, e da qui raggiungo l'hotel in pochi minuti, anche se debbo dire che quei pochi centinaia di metri li soffro un po', perchè al contrario di ieri sera, fa decisamente freddo, ed io sono solo con camicia e maglioncino abbastanza leggero. In hotel mi attende una signora sempre sorridente, che mette di buonumore, mi consegna la chiave della mia stanza e mi da la buonanotte. E siamo alla seconda giornata di VCF. Questa mattina mi sveglio con largo anticipo sulla sveglia, saràperchè di fatto non sono stanco, anche se ho camminato per chilometri in questi due giorni, perchè non ho il peso dello stress di tutti i giorni, tra lavoro e museo; è stata una fortuna lo svegliarsi presto, perchè mi rendo conto che diversamente non mi sarei mai svegliato, in quando avevo distrattamente disabilitato la sveglia, probabilmente ieri, mentre la spegnevo. Dopo le ordinarie operazioni di toeletta, fatte con molta calma, visto il largo anticipo, scendo a far colazione, e mi ritrovo la stessa comitiva di allegri over anta di ieri, che piantano un casino poco teutonico. Ordino la mia colazione di oggi, che, oltre all'immancabile pane burro e marmellata, consisterà in una grossa fetta di LeberKase, una specie di wurstelone gigante, che viene affettato, con sopra due uova al tegamino, il tutto condito con sale, pepe e senape dolce; questo è un piatto che solo i veri retroman in trasferta al VCF possono degustare, per gli altri, quelli senza fisico, ci sono le solite cose da fighette, frutta, yogurt e nutella :) Mentre attendo la preparazione della leberkase, mi faccio due panini con burro e marmellata, uno con una confezione di marmellata al gusto di albicocca, l'altro al gusto di arancia. Dopo essermi sbafato questa abbondantissima portata, non posso fare a meno di mangiarmi il Brezel quotidiano, pane tipico salato di monaco, con la classica forma di collana annodata, che accompagno con un bicchiere di spremuta d'arancia, fatta con vere arance al momento, non con le polverine. Risalgo in camera, aggiorno il diario di bordo, e mi appresto ad uscire; purtroppo questa mattina piove, e non poco, una pioggia che necessita di ombrello, per cui mi toccherà scendere in auto a prenderlo: girare con l'ombrello è una di quelle cose che odio. Percorro i 500 metri che mi separano dall'EST, il centro sportivo in cui si svolge il VCF, mugugnando e lamentandomi da solo per la pioggia, che nonostante l'ombrello capiente, frutto di un mio passato remoto come rivenditore Targa, riesce a bagnarmi anche la borsa, che oggi mi sono portato, per avere con me una quantità ancora maggiore di batterie per la macchina fotografica. Appena entro nel locale del vcf, come per miracolo, divento da un italiano solo sperduto in un paese dalla lingua ostile, una persona felice in mezzo a tanti amici; è incredibile come io mi trovi a mio agio assieme agli amici tedeschi, nonostante la differenza di lingua, mitigata dalla conoscenza dell'inglese da entrambe le parti; a livello di carattere e di vedute comuni, debbo dire che mi trovo decisamente meglio che con gli italiani che condividono il mio haobby, che per la maggior parte sono ancora fermi all'età del collezionismo ed alla brama di possesso dell'oggetto famoso, invece che arrivare alla ricerca della conoscenza, allo studio della storia ed alla missione della conservazione. Dopo aver fatto un rapido giro per l'esposizione, ed essermi reso conto che le macchine e gli espositori sono quelli della giornata precedente, faccio un po' di foto, in attesa che sia il momento della conferenza sulla musica degli home computers, che inizierà solamente alle 11 e mezza. Riesco anche a salire sul palco, nonostante in questa edizione sia chiuso al pubblico, per scattare qualche foto che ritragga la visione d'assieme dell'esposizione, presa dall'alto, anche se l'obiettivo della mia vetusta macchina fotografica digitale è tutt'altro che un grandangolare, per cui non basta una foto sola per visualizzare tutta l'esposizione. Finalmente arriva il momento della conferenza, per cui mi direziono nella saletta apposita qualche minuto prima, per trovare un posto decente, visto che la saletta è piuttosto piccola, e non appena Hans chiama per l'inizio, tutti raggiungono rapidamente la sala ed ovviamente chi prima arriva, meglio alloggia. La presentazione è tenuta in modo esemplare, come al solito, lo speaker è preparatissimo, molto chiaro, ed incredibilmente, nonostante la lingua tedesca, riesco a capire il senso delle frasi, anche se non comprendo le parole stesse; probabilmente, a livello subliminale, sto imparando alcune cose di questa lingua, e senza dubbio, le affinità con l'inglese, aiutano moltissimo. Speravo ci fosse molto più spazio per la parte di generazione della musica, invece si parla più che altro della parte filosofica, narrando anche un po' di storia della musica utilizzata, sopratutto per i videogiochi. Il bello di queste conferenze è che si svolgono nell'ordine e nel rispetto più totale; in tutte quelle in cui ho assistito, non è mai successo che suonasse un cellulare, cose che invece in italia accade regolarmente anche quando assisto ad importanti meeting. Anche tre bambini presenti, non hanno minimamente disturbato, anzi, si sono dimostrati interessati, ed alla fine , o nelle pause, hanno chiesto qualche chiarimento al padre. All'uscita, tutti ordinatamente e senza ammassamenti, raggiungiamo il locale dell'esposizione, per continuare la nostra visita, anche ormai io ho già visto tutto almeno 10 volte, per cui si tratta pià che altro di uno stare assieme con gli espositori. Vista l'ora di pranzo, le conferenze si fermano, facendo una variazione rispetto alla tabella di marcia, per permettere a che vuole di fare un pranzo, con le specialità tedesche cucinate al momento nel locale attiguo a quello delle esposizioni; io mi limito ad una birra, come faccio di solito, visto che questa mattina ho già mangiato la mia colazione molto abbondante e tutt'altro che leggera. Arriva così il momento della seconda conferenza che ho deciso di seguire, intitolata "La filosofia degli 8 bit"; raggiungo la sala ed assisto con mia sorpresa alla proiezione di un video, che riguarda praticamente solo il commodore 64: inutile dire che resto decisamente deluso da questa cosa, ma lascio la possibilità che sia stato io ad interpretare male il contenuto della conferenza, anche se mi pareva fosse abbastanza chiaro. Visto che era un po' che non ci passavo, faccio un giro al mercatino delle pulci, all'ingresso della manifestazione, e vedo che le macchine esposte praticamente non sono state acquistate, salvo un paio di pezzi, frutto dei prezzi folli praticati; in compenso assisto ad una compravendita di quelle che mi fanno proprio pensare che esiste una classe intera di polli ... un personaggio si avvicina e chiede, tra l'altro a me che sono l'unico che non ha la faccia da tedesco, se è possibile acquistare un trasportabile, un comunissimo Compaq portable II: gli spiego che io sono solo un visitatore, e lo indirizzo verso uno dei responsabili del mercatino, che a sua volta lo indirizza verso il collega che si occupa di quella macchina in particolare; il tipo chiede quanto cosa e senza fiatare, la compra, senza trattare sul prezzo, ma sopratutto senza chiedere se funziona, che caratteristiche ha, visto che lo stesso modello visto esternamente, può avere all'interno configurazioni molto differenti. Un acquisto praticamente con le stesse modalità lo ha effettuato ieri Alberto Cavalcoli, che ha comprato due schede per un computer Cromenco, che custodisce diffondendo il meno possibile la notizia, senza chiedere nemmeno se funzionavano, o qualche informazione su di esse, senza trattare minimamente sul prezzo ma sopratutto, e questo me lo ha fatto notare il responsabile del mercatino, lasciando sul posto i due fogli di caratteristiche tecniche che il venditore aveva allegato per completezza alle schede, in pieno stile teutonico, per la massima serietà e precisione. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima dimostrazione che per molte persone, l'importante è comprare, non importa cosa, non imposta forse nemmeno molto a che prezzo, basta portare a casa il trofeo. Riprendo il giro tra gli stand, ma sono un po' stanco, ed a dire la verità anche stufo, non perchè le cose mostrate non siano interessanti, anzi, semplicemente perchè ormai le ho già viste tutte. Si fa così l'ora dei saluti, per cui raccolgo le mie cose, che ho lasciato per tutto il tempo appese in una borsa ad un attaccapanni, senza che nessuno in due giorni mi toccasse qualcosa, e vado a salutare Hans, che mi ringrazia, mi chiede se mi sono divertito, e si auspica che l'anno prossimo io possa partecipare come espositore. Sarebbe una delle cose che penso di fare da anni, da tanti anni, ma tutte le volte arrivo sempre stretto con i tempi, per cui mi tocca desistere dal mio proposito; chissà che l'anno prossimo sia quello buono, visto che l'argomento della manifestazione sarà la musica con i computers, quindi niente di meglio per me. Torno in hotel, sotto una pioggia che è aumentata, al punto da essere decisamente fastidiosa, anche con l'ombrello; faccio una pausa, aggiorno il diario, e mi riposo un po' prima di pensare a cosa fare e dove cenare, anche se a dire la verità non ho la benchè minima fame. Dopo essermi riposato, ed aver pensato più volte se con questo tempaccio, pioggia e freddo, ed io non ho nemmeno un giubbotto, perchè sono partito che cìerano 24 gradi ... alla fine decido che si vive una volta sola e si, non posso passare questa ultima serata a monaco in uno dei ristorantini attorno all'albergo, che sono tutti un po' per coppiette. Così raggiungo la stazione della metropolitana di Josephsburg, sulla Kellerstrasse, e prendo la linea U2, verso Feldmoching, come sempre. Raggiungo in poco tempo la stazione centrale, Hauptbanhof, con l'intenzione di pranzare lì dentro, visto che fuori piove. Però dopo aver fatto un giretto per i vari locali, sono un po' indeciso, così finisco per tornare a Karlplats in metropolitana, e qui andare a cercare quel locale all you can eat che avevo visto due sere fa. Ci giro attorno cinque minuti di orologio, guardo la gente che mangia dentro, al punto che una ragazza mi fa ciao, guardo la cucina .. di fatto non sembra male, susci e specialità cinesi, non a rullo ma con possibilità di servirsi continuamente, ma da quello che vedo, bisogna stare seduti sui tavolini tipo bar, con uno sgabello altissimo ed uno spazio a disposizione molto esiguo: se c'è una cosa che proprio per me è un must , è mangiare comodo, perchè il mangiare per me è una cosa sacra, quindi non deve essere profanata da un ambiente sotto i limiti del poter mangiare comodi, che poi mica vuol dire lusso, significa semplicemente un tavolo ed una sedia. Ritorno così alla stazione centrale, visto anche che sta ricominciando a piovere; riprendo la metropolitana per l'ennesima volta, ma questo debbo dire che mi serve per imparare il complicatissimo intreccio di percorsi sotterranei , e raggiungo la stazione centrale. Dopo aver girato per tutti i ristoranti raggruppati in una specie di Eatitaly alla tedesca, alla fine, nonostante stasera avessi pensato a qualcosa di leggero, finisco per scartare tutti i ristoranti tipo kebab, oppure cinesi, oppure messicani, oppure con wurstel da asporto, perchè tutti hanno seggiolini e si mangia praticamente contro il chiosco del ristorante; entro così nell'unico ristorante bavarese presente, che nonostante la prima impressione non sia delle migliori, di fatto presenta una qualità più che buona e dei prezzi perfettamente allineati con quelli degli altri ristoranti di Monaco fino ad oggi da me frequentati. Inizio con l'ordinare una birra Helles, intanto che scelgo dal menu cosa prendere. Avevo in testa già da ieri delle cose ben precise, e soddisfo appieno le mie voglie: inizio con una crema di asparagi con crostini di pane, veramente squisita ed abbondante; passo poi a due wurstel viennesi con senape dolce, anche questi ottimi, un impasto che sicuramente non è paragonabile a quello dei wusterl che compro alla Lidl o al Penny market; passo poi ad un piatto che ho scoperto in una delle mie precedenti visite, e di cui vado ghiotto, la Obatza, in pratica una mousse di formaggio di tipo camberlet, accompagnata con cipolle bianche crude affettate, una combinazione ottima, peccato che la dose, pur più che sufficiente, non era abbondante come mi era capitato in un altro locale. Con i wurstel e la obazda, consumo ben due Breze enormi, il pane tipico di cui ho già parlato abbondantemente, che vengono messi in conto a parte, ma qui in germania c'è di buono che non esiste il concetto di coperto, per cui i ristoranti italiani sono tristemente famosi. Soddisfatto, chiudo con un caffè espresso, che mi viene servito con cioccolatino e bicchiere d'acqua, come nella migliore tradizione, poi chiedo il conto, pago e mi allontano verso la zona della stazione dove passa la linea U2, per tornare a casa. Dopo essere disceso negli inferi di monaco, per tre livelli, prendo la metropolitana ed in pochi minuti posso scendere alla fermata di Josephsburg e raggiungere quindi a piedi l'hotel, purtroppo ancora una volta sotto una pioggerella fastidiosa. Prima di salire in camera, posto un messaggio di saluto sul newsgroup di retrocomputing , leggo la mia posta e vedo che , durante questi miei solamente tre giorni di assenza, sono già arrivate due richieste di donazione al museo, che andranno ad aggiungersi alle circa 60 già presenti nel database. Qualche riflessione, in ordine sparso, che mi sono appuntato mano a mano che mi venivano in mente ... I tedeschi sono molto più avanti di noi, non solo nel loro modo di vivere, ma anche nell'informatica storica, e non uso volutamente il termine retrocomputing, perchè ormai è praticamente presente quasi solo in Italia. Per loro la storia informatica è qualcosa di importante, di serio, non un banale e stupido hobby, anzi, un passatempo; non che non esistano anche qui in Germania persone che collezionano stupidamente o fanno le cose tanto per fare, la differenza è che qui sono la minoranza, da noi è l'opposto, e le percentuali non sono certo vicine al pareggio. Un evento come il vcf, in italia non è stato mai organizzato, e non so fino a quando non ce ne sarà uno: manca da una parte chi tenga le conferenze, ma, ammesso anche di organizzarci in tal senso, manca dall'altra un pubblico competente e sufficientemente interessato. Il tentativo del vcf italy era buono, è stata la prima volta che collaboravano in un'organizzazione diverse persone, ma a prescindere dal risultato espresso in numero di visitatori, mancava totalmente la parte culturale, quella delle conferenze. Qualcuno potrebbe obiettare che a varese retrocomputing le conferenze ci sono state,ma lo potrebbe dire solo qualcuno che non è mai stato al vcf, per capire che quelle di varese erano di livello veramente basso e sopratutto fini a se' stesse e non a fare in modo che chi partecipi si arricchisca culturalmente. Gli altri eventi del panorama italiano, senza nulla toglier loro, non sono eventi culturali, perchè di fatto non si fa cultura, ma sono semplici ritrovi, se vogliamo esposizioni, occasioni d'incontro. Qui esiste quello spirito di gruppo che in italia non c'è: loro fanno cose assieme, progetti assieme, iniziative, studi su macchine, restauri, hanno fatto un museo, ne stanno facendo un altro, organizzano il vcf ogni anno ... c'è collaborazione, non un individualismo come da noi, addirittura in molti casi la stupida invidia per il vicino che ha una macchina in più o più rara; qui si salvano le macchine tutti assieme, si affittano i locali tutti assieme, altro che da noi, dove tutti praticamente cercano solo il loro tornaconto personale, diversamente non muovono un dito, se si tratta di fare qualcosa di non remunerativo in termini di arricchimento della propria "lista". Come mai sono stato l'unico italiano a venire? Perchè quei pochi che sono venuti gli altri anni ho dovuto convincerli io? Possibile che gli italiani preferiscano spendere centinaia di euro sulle aste e sui pacchi postali, piuttosto che investirli in un'esperienza che arricchisce culturalmente in un modo incredibile, oltre ad essere un piacevole diversivo per 3 o 4 giorni. Possibile che il classico appassionato italiano miri esclusivamente ad aumentare il proprio possesso di macchine invece della propria cultura? Perchè non si sente la necessità di confrontarsi con il mondo intero, come la sento io, e non di restare chiusi nel proprio paesello, o spesso nella propria casa, davanti al monitor, con la carta di credito in mano ed il browser fisso sul solito sito ? Sveglia, c'è tutto un mondo fuori dalla vostra camera, dal vostro paese, dalla vostra nazione ... e vi posso assicurare che è molto meglio. Girando per Monaco, si può osservera una vera comunità multietnica, dove l'integrazione è realtà , ma si capisce che questo non e' un qualcosa che cade dall'alto, non è che dipende dalle leggi o dalle istituzioni, dipende dalla gente: a Monaco gli extracomunitari non piantano casino, non ti avvicinano continuamente cercando soldi, non sporcano ... vivono esattamente come gli altri, perfettamente rispettosi di tutto e di tutti. Ed in conseguenza di questo, la gente li accetta: non è il contrario, come spesso alcune ideologie tentano di far credere, la regola è se ti comporti bene, io ti accetto, non il contrario. Come mai a monaco le ragazze sono tutte più belle ? per come si vestono ? per come sono ? no, niente di tutto questo, semplicemente perchè non hanno paura di esporsi, di uscire, anche di andare in giro da sole, non si preoccupano di come si vestono, anche se sono grasse, anche se sono bruttine, cercano di essere loro stesse o quello che vogliono, e di fatto ci riescono: a parte le strafighe, le altre non sono bellissime, ma sono dei tipi, unici, che si fanno notare nonostante non si mettano in mostra. E poi sono aperte, non evitano il contatto, non se la tirano, non pensano di averla d'oro, come il 90% delle ragazze che incroci a Milano, a Torino,a Roma o peggio a Bologna: sono ragazze evolute, che hanno superato alcuni limiti che purtroppo pesano sulle donne in Italia, e forse anche in altri paesi.