Primo giorno. Sveglia alle 05:00, mi lavo e mi vesto e faccio colazione con una bella tazza di caffellatte e biscotti con goccie di cioccolato del Mercato Equo e Solidale, buonissimi. La partenza avviene in perfetto orario. Alle 05:50 arriva Vincenzo, che mi da una mano a caricare i bottiglioni di vino ed i miei pochi bagagli in macchina. Il viaggio procede tranquillamente vino a casa di Alberto e saremmo arrivati in anticipo se Vincenzo non avesse sbagliato strada a pochi chilometri dalla meta. Posata la macchina e fatto il trasbordo dei bagagli si parte alla volta di Monaco. Il tempo non è dei migliori, c'è un po' di pioggia ma si procede tranquillamente. Arrivati alla dogana, le guardie non ci fanno problemi, anzi, ci si scherza sopra. In Canton Ticino c'è un bel sole che scalda non poco mentre nel cantone successivo troviamo la neve che cade. Usciamo in Austria, al posto di salire ancora più a nord per entrare direttamente in Germania. Verso le 12 ci fermiamo ad un MacDonald's dove una gentile quanto carina cameriera ci serve. Mangiamo in tranquillità vedendo che i tedeschi sono puntualissimi in quanto al pranzo. Arriviamo poi, nel primo pomeriggio presso l'albergo, dove, la proprietaria ci accoglie in un perfetto italiano. La nostra camera è nel sottotetto, abbastanza spaziosa anche se spartana ma molto pulita e ben tenuta. Disfiamo i bagagli e subito in giro per Monaco. Prendiamo la metropolitana dopo un attimo per capire bene quale fosse il biglietto che più faceva al nostro caso. Devo ammettere che è un po' cara ma è utilissima, comodissima e consta di poco meno che di venti linee tra quelle sotterranee e quelle di superficie, offrendo una capillarità notevole delle fermate, certamente non come le nostre metropolitane, soprattutto contando che la sua popolazione non è di molto superiore alle nostre più grandi città. Arrivati in centro facciamo un giro e ci dirigiamo presso una libreria che mi stupisce per il metodo espositivo, che lascia molto spazio per poter svogliare i volumi (c'è un'area molto ampia con divanetti per ogni piano, da noi sono piccole aree sparse). Altra cosa che mi colpisce è il fatto che nel reparto informatica ci siano davvero molti titoli, ho contato 10 scaffali, sia in tedesco che in inglese, mentre qui da noi si trovano, in particolare, pochi scaffali e solo di libri in lingua italiana. Gironzolando non possiamo non notare quanto bene si tengano le tedesche. La cura nel vestirsi, anche casual, è decisamente più elevata che qui in Italia, dove le ragazze, soprattutto a Torino e provincia, sembrano uscite con lo stampino, stessi jeans, stessa cintura, stesse scarpe, stessa maglietta, stesso maglioncino. Particolare che mi ha colpito, oltre al modo di vestirsi, è quello del trucco. Leggero ma che mette moltissimo in risalto gli occhi, cosa che, devo ammettere, mi piace moltissimo. Per le 20:00 siamo a cena in un locale che era già stato testato da Alberto negli anni precedenti. Veniamo accolti da una cameriera che ci mostra il tavolo. Subito arriva un cameriere che ci porge i menù in italiano e ci mettiamo a scegliere. Io prendo una zuppa con prezel per primo ed un tagliere di affettati e formaggi, con contorno di salsine e verdure, per secondo. Accompagna il tutto un litro di birra weiss scura. Gli altri prendono anche loro una zuppa, Vincenzo come la mia, mentre Alberto, d'asparagi. Il secondo di Vincenzo, invece, consiste in una fettina alla "milanese" con patate mentre Alberto, da gran buongustaio, prende il mio stesso secondo. Anche Alberto beve un litro di birra, ma bionda e non weiss mentre Vincenzo si ferma a mezzo litro weiss. Lascio il dolce, perché stracolmo, un po' per la quantità abbondante di cibo, un po' per la stanchezza del viaggio, mentre gli altri prendono uno strudel alla mela in un bagnetto di crema. Gli sbavo comunque dietro dispiacendomi di non averlo preso. Torniamo in albergo per le 23:00 e mettiamo la sveglia per le sette, puntualizzando di essere precisi con l'ora per non fare troppo tardi il giorno dopo al VCF. Secondo giorno. La sveglia, impostata alle sette, ci verrà data da Vincenzo, alle cinque del mattino (e così sarà tutti i giorni) perché non riesce a dormire di più e decide di lavarsi prima, così da non far ritardare noi altri. Rimaniamo in dormiveglia fino all'ora dello squillo della sveglia, orario in cui ci alziamo come da accordi. Ci prepariamo e scendiamo per la colazione. Consiste di: 3 tazze di caffellatte, 2 bicchieri di succo di frutta, pane con burro e marmellata per tutti e poi si sceglie in una lista di sette, quella che più aggrada. Io punto su yogurt con muesli e frutta. Mi vengono portate 2 coppette. Una con lo yogurt ed una con la frutta, più un piatto bello pieno di muesli. Gli altri prendono delle colazioni salate, con salumi, frittate, formaggi ma io per i primi due giorni faccio la stessa scelta per non esagerare e calcolare bene quanto mi riempio. Prenotiamo comunque una colazione con salsicce bavaresi per il quarto giorno (terzo in albergo). Dopo la colazione torniamo in camera per le ultime pulizie e per prendere le ultime cose. Usciamo e ci dirigiamo alla macchina, dove abbiamo lasciato il vino. Lo carichiamo sul carrello che solitamente Alberto usa per il trasporto durante i recuperi e ci dirigiamo a cinquecento metridi distanza, dove si tiene il VCF. L'edificio è un locale per attività ludico/sportive come arti marziali, calcetto, etc. Facciamo i biglietti e consegnamo il vino ad Hans che subito lo nasconde per fare una sorpresa, la sera, prima della cena. Uno sguardo veloce al mercatino e ci dirigiamo tra i tavoli adibiti a stand dai vari espositori. Subito noto la presenza di molte macchine autocostruite. Si passa da un computer costruito nel 1974, funzionante con nastro perforato per l'input, ad una cpu discreta, ad una riproduzione delle prime calcolatrici Sinclair agli adattatori universali per ogni tastiera. Sono esposte anche workstation ed home computer, anche se m'interessano decisamente meno dato che se ne vedono ad ogni manifestazione, spicca però, un Robotron, ovvero un computer prodotto nella Germania dell'Est, che mi colpisce particolarmente. Altra novità che notiamo subito è la presenza di conferenze/lezioni tenute in un'altra saletta adibita anche alla proiezioni di slide. Vediamo l'elenco e decidiamo che ne dobbiamo assolutamente seguire tre, nei giorni della manifestazione, due in inglese ed una in tedesco, perché molto interessanti. Ogni conferenza è annunciata al microfono e tutti sono assolutamente puntuali ed ordinati nel farsi trovare in sala, sia gli oratori che il pubblico. La giornata passa veloce, un po' per le chiacchierate con gli standisti, un po' perché faccio un sacco di foto, un po' per una divertente discussione sul mercatino, sulla presenza di macchine particolari ma anche sui prezzi che superano, a volte, addirittura e-bay, che è uno dei mezzi più cari e meno sicuri. Tra una cosa e l'altra, arriva l'ora di cena ed ecco Hans che sale sul palco per un annuncio particolare "Gli Italiani ci hanno portato il vino per la cena!". Si festeggia un attimo e poi ci si dirige verso la sala da pranzo, non senza problemi per i bicchieri del vino, che però sono prontamente risolti. Si mangia alla grande, dopo un altro piccolo consueto annuncio da parte di Hans. Le cibarie sono abbondanti e varie, spaziano dalle zuppe alla carne, alle verdure, in particolare gli asparagi bianchi, che in questo periodo sono frequentissimi. Rimango particolarmente colpito da questi, dolci e gustosi. Una vera prelibatezza. Finita la serata, Hans vorrebbe portarci a visitare il suo piccolo museo madecliniamo perché siamo tutti tremendamente stanchi, lui per primo. Si torna quindi in albergo. Terzo giorno. Inizia e continua praticamente allo stesso modo. Questa volta, però, seguiamo le 3 conferenze. Purtroppo c'è stato un'inversione con un'altra e quindi siamo costretti a perdercene una ma quella che l'ha sostituita è stata comunque interessantissima. Alle 14, però, andiamo a vedere il museo di Zabolisky. Prendiamo informazioni da un espositore che è legato al suo museo e partiamo decisi. Arrivati dopo un quarto d'ora di viaggio scendiamo le scale che portano all'interrato dove sono custodite le macchine. La mia mandibola cede alla prima vista. Ci facciamo avanti e salutiamo John che ci accoglie indicandoci un suo amico della Control Data che sta facendo da guida ad un piccolo gruppo di turisti a cui ci aggreghiamo. Questo tecnico ci spiegherà vari mainframe e vari supercomputer prodotti da quella casa, illustrandoci varie particolarità. Anche qui faccio molte foto per documentare il tutto. Finito il giro della prima sala ci portano alla seconda parte, dove ci sono supercomputer CRAY, Sun, Nec. Ottima anche la guida di assistente universitario che ci raggiunge poco dopo. Qui le macchine sono più moderne e c'è anche un computer a valvole di nuova concezione. Anche qui fotografo tutto e faccio particolare caso ad una specie d'altarino dedicato a CRAY ed alla sua ditta. Facciamo una piccola donazione e poi salutiamo tutti e torniamo al VCF. Qui ci aspetta un'altra cena molto gustosa. Stanchi chiacchieriamo ancora con svariati espoisitori, che c'invitano ad aggregarci a loro l'anno successivo, con una nostra esposizione. Dopo di che chiacchieriamo con Hans che ci chiede la stessa cosa e ci parla di aclune particolarità del Deusthes Museum, dato che gli abbiamo comunicato la nostra intenzione d'andarci il giorno dopo. Ci salutiamo, augurandoci di vederci il prossimo anno ed torniamo all'albergo per la penultima notte. Quarto giorno. La colazione, finalmente, è quella prenotata e di cui non vedevo l'ora. Le salsiccie sono buonissime con la mostarda sopra. Per me erano anche un po' poche e mi rimane un po' di fame, ma pazienza. Partiamo per il Deustesh Museum in una giornata stupenda. Arrivati, ci facciamo quel chilometrino che, dalla stazione della metro, ci separa dal museo. Inizio a fare un sacco di foto. Facciamo i biglietti e ci dirigiamo immediatamente al quarto piano, quello dove sono esposti i computer. Lì, vi passeremo quasi tutta la giornata. Alberto c'illustrerà varie macchine e gli errori espositivi fatti. Dopo di che scendiamo di piano in piano, velocemente, giusto per dare un'occhiata di sfuggita al resto. Puntiamo in particolare al settore musicale, che però è chiuso per restauro, a quello della stampa, che però non prende in considerazione, più di tanto le macchine da scrivere, ma solo i ciclostili e le prime macchine di Guthenberg, e la sezione Aeronavale. Scendendo ci fermiamo però, un attimo, al settore della fisica e degli strumenti di misura, dove vedo una giapponesina tutta sola che mi colpisce. La riverdò ancora dopo, verso l'uscita e poi per le strade di Monaco un paio d'ore dopo, poco prima di cena. L'uscita dal museo è fissa alle 17:00 e quindi dobbiamo trovare un passatempo, purtroppo la mia macchina fotografica decide di bruciarmi la scheda sd con mia enorme disperazione ma tornato a casa, grazie ad un ottimo software, riuscirò a recuperare quasi tutti gli scatti fatti. Decidiamo d'andare a piedi in centro, che dovrebbe essere abbastanza vicino. Seguiamo le cartine della metro ma essendo in scala errata, ci sbagliamo e non riusciamo ad avvicinarci più di tanto. A quel punto riprendiamo la metro e scendiamo a destinazione. Alberto e Vincenzo si fermano ad una panchina mentre io, ancora carico, decido di farmi una passeggiatina, anche alla ricerca di un locale dove andare a mangiare. Proprio girando, ho la possibilità di vedere ancora la giapponesina di cui prima, ma troppo distante perché possa raggiungerla senza correre e fermarla per fare una chiacchierata. Ci dirigiamo presso un locale, molto indecisi, soprattutto perché non tutti hanno dei menù in inglese e Vincenzo punta molto su questo, anche se io ed Alberto c'accontenteremmo facilmente. Alla fine optiamo per un locale sempre rustico, dove ci vengono servite ottime pietanze. Per me sorge un problema con il dolce, perché alla cannella, odore che mi da molto fastidio e non sopporto ma, come giusto che sia, mangio tutto senza sprecare nulla. Finita la cena torniamo in albergo. Quinto giorno. La mattina del ritorno faccio colazione prendendo vari affettati, del formaggio ed un uovo alla coque. Partiamo sotto la pioggia, come quando siamo arrivati. Questa volta il tragitto è diverso, puntiamo a Bolzano. Il viaggio è tranquillo ed arriviamo a Novara a metà pomeriggio. Decidiamo di rimanere a cena lì, nel mentre aspettimao in ditta da Alberto, cercando di recuperare le foto e tirando le conclusioni del viaggio. A cena andremo al Gatto e la Volpe. C'attende una sala adibita a buffet, per gli antipasti; prendiamo due bei piatti ricolmi ciascuno. Come primo delle chitarre e poi saltiamo il secondo per prendere il dolce, per colpa della stanchezza, altrimenti non ci saremmo mai fermati. Dopo l'ottima cena ripartiamo un po' di fretta. Io ed Alberto non abbiamo problemi, anche se l'indomani dobbiamo essere od a lavoro od all'università ma Vincenzo, che è in ferie, deve assolutamente tornare per tempo. Dopo un paio di strade sbagliate e qualche telefonata inerente il ritardo, arriviamo tutti a casa sani e salvi. Conclusioni. Un'esperienza indimenticabile che consiglio a tutti e che non mi farò mancare il prossimo anno.